Nitti e le banche

 

1.“Per una banca italo-americana” 1

 

Nitti esplora la risorsa “emigrazione” anche e soprattutto come strumento economico. In un momento storico di grande fervore bancario e finanziario2, un serbatoio per accrescere la liquidità e dare respiro agli investimenti è sicuramente il ritorno dall’estero del risparmio italiano. Un numero enorme di emigrati workers negli stati americani sono una fonte naturale di capitali italiani. Conservano, infatti, un legame economico molto forte col territorio d’origine, in quanto capaci di inviare somme ingenti alle famiglie.

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La convenienza e la necessità di una banca italo-americana viene analizzata approfonditamente da Nitti, soprattutto da un punto di vista delle cifre degli emigrati nel continente americano e la stima del risparmio che potrebbe rientrare nell’istituto: minimo 200 milioni di lire, nella più pessimistica delle previsioni. I tre grandi sbocchi della cosiddetta “emigrazione permanente”, ovvero quella fuori dai confini continentali, sono gli Stati Uniti d’America, il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay3.

Un servizio di credito,depositi e sconti efficace e gestito da un istituto italiano non è solo utile alla liquidità nazionale, ma fondamentale per evitare frodi e perdite da parte di banchieri improvvisati e bosses (ingaggiatori e padroni) che controllano la trasmissione dei risparmi degli emigrati.

 

     

     

    2. La Banca Italiana di Sconto

 

Già nella lettera del novembre 1897 Nitti preannuncia all’amico Albertini un suo studio sul saggio di sconto e una futura pubblicazione che ne descriva i risultati4. L’importanza del tasso ufficiale di sconto come misura di valore del denaro e come strumento per far affluire riserve auree è fondamentale nella teorizzazione economica di Nitti. La sua prolusione è tutta finalizzata a dimostrare con precisione che esiste un limite minimo del saggio medio dello sconto: il costo di produzione del biglietto di banca. Tale costo determina benefici largamente inferiori per le grandi banche d’emissione rispetto agli istituti di credito ordinari. Da tale orientamento teorico nasce l’iniziativa nittiana di un nuovo istituto di credito italiano: la Banca Italiana di Sconto (BIS).

La BIS nasce nel 1914 grazie all’apporto di capitali stranieri, soprattutto francesi. E’ un istituto di credito d’opposizione alla Banca Commerciale Italiana e al Credito Italiano, la cui funzione è essenziale per la produzione bellica nazionale del primo conflitto mondiale. Il primo presidente è Guglielmo Marconi, uomo fortemente voluto dal fiuto di Nitti per le competenze adeguate alla conduzione di una tale struttura. Il consigliere delegato è Angelo Pogliani

Le vicende della BIS sono strettamente connesse alla fortuna siderurgica della società Ansaldo5. L’istituto creato da Nitti, infatti, è il principale finanziatore del maggior protagonista dell’impresa bellica, ovvero l’Ansaldo6. Presa dagli entusiasmi dei profitti in tempo di guerra, la società aumenta spropositatamente la produzione e l’integrazione verticale. Di riflesso, la stessa crescita si ha nel suo maggiore istituto di credito: la Banca di Sconto va incontro a un’altissima e rapida crescita tanto da provocare l’assorbimento di varie banche minori e un’impennata delle immobilizzazioni. Una delle operazioni Ansaldo più significative, finanziata dalla BIS nel 1918, è il tentativo di scalata alla Banca Commerciale, Agnelli (Fiat) e Gualino (Snia), e al Credito Italiano (al cui capitale già partecipava l’Ilva), in una strategia di ampliamento e diversificazione delle loro attività.

L’eccesso di capacità produttiva postbellica dell’Ansaldo travolge la Banca Italiana di Sconto nella crisi finanziaria di quello che era il suo maggior creditore. Nel 1921 l’istituto finanziario dichiara fallimento e viene messo in liquidazione.

 

     

     

    3. Il cartello bancario

 

La fusione e l’armonico indirizzo delle forze bancarie, industriali e commerciali italiane sono un’altra grande novità del pensiero economico di Nitti. La necessità degli approvvigionamenti, provenienti per la maggior parte dall’estero, rendono sempre più cogente una sinergia del potere creditizio. Nel 1915 comincia a balenare l’idea che, nel 1918 nel ruolo di Ministro del Tesoro da più di un anno, Nitti realizza: il primo cartello bancario della storia italiana.

 

«Purtroppo l’archivio dello studio legale di Nitti non ci è pervenuto perché andato disperso a Napoli dopo la partenza per l’esilio … Dobbiamo quindi contentarci delle tracce e dei riferimenti, peraltro numerosi e anche significativi, sparsi soprattutto nel carteggio nittiano. Qui troviamo conferme così dell’intensa attività professionale, svolta anzitutto per conto della BIS e della SME, come della persistente azione esercitata nel tentativo di smussare i contrasti che invece si andavano acuendo tra i grandi gruppi economici nella contraddittoria fase dell’espansione bellica. Gli inviti all’unione e alla solidarietà tra i grandi interessi capitalistici, nella finanza e nell’industria italiana, esposti nel saggio sul Capitale straniero in Italia, e in qualche modo apprezzati dal presidente della Comit, Mangili, erano ribaditi in una lettera del marzo 1915 al direttore generale del Credit, Balzarotti …

Il produttivismo nittiano si distingueva dall’estremo nazionalismo perché puntava, più che sull’accentuazione, sul tendenziale superamento dei contrasti, sull’accordo tra le grandi banche, sull’intesa tra i maggiori interessi industriali. Presupponeva e prefigurava un capitalismo armonico prima ancora che un capitalismo organizzato, secondo la categoria elaborata da Hilferding, perseguita già nella pratica politica di Rathenau e di recente ripresa sul piano interpretativo della storiografia germanica»7.


Il trust nasce nel giugno dell’ultima fase bellica e ha come protagonisti la Banca Commerciale Italiana, il Credito Italiano, il Banco di Roma e la Banca Italiana di Sconto. Sono esse a dettare i limiti massimi dei tassi passivi e i massimi di quelli attivi. Questo sarà il fondamento per l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) che nascerà nel 1919 per dare attuazione all’accordo bancario.

 

 

 

1 Dall’omonimo scritto di F. S. Nitti, Volume V, Saggi economici vari. Disegni di legge. Discorsi; Ed. Laterza, Bari 1969, pagg 52 e seguenti

2 Dallo scandalo della Banca Romana (1885- 1892) al riordino del sistema creditizio voluto da Giolitti (L. n. 449 del 1893), fino ai problemi dell’indebitamento estero per sostenere lo sforzo bellico, le banche hanno avuto un ruolo fondamentale nell’economia e nella società a cavallo dei due secoli.

3 Ibidem

4 “Il saggio dello sconto e le imposte sulla circolazione bancaria”, di F. S. Nitti, Volume II, Scritti di Economia, Problemi monetari e del lavoro, Ed. Laterza, Bari 1960, pagg. 64 e seguenti.

5 L’Ansaldo è fondata nel 1853 a Genova, sotto la volontà di Cavour, del banchiere Carlo Bombrini e dell’armatore Raffaele Rubattino. Alla direzione è scelto l’ing. Giovanni Ansaldo. Comincia con la produzione di locomotive a vapore e materiale ferroviario, per poi occupare largamente il mercato bellico con cannoni, motori a scoppio e cantieri navali. Non riuscendo a riconvertire la sua produzione alla fine della guerra, l’Ansaldo fallisce nel 1932. A questo punto interviene la Banca d’Italia e la porta sotto il controllo dell’IRI, che, nel 1948, la affida a Finmeccanica. Quest’ultima assorbe l’intero gruppo Ansaldo nel 1977.

6 “Il finanziamento della guerra italiana ’15-‘18” di Claudio Loreto, mensile Historia, luglio 1994

7 “Francesco S. Nitti” di Francesco Barbagallo, UTET, Torino, 1984, pag. 202

 

 

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